domenica 2 agosto 2015

"Céline è Bloy meno Dio", di Pierre Drieu la Rochelle





Il saggista Frédéric Saenen, nel suo recente Drieu la Rochelle face à son œuvre (Infolio, 2015) ben sintetizza il giudizio dell'autore di Fuoco fatuo sull'opera letteraria céliniana e sullo sguardo di Céline sulla realtà:

Nelle Notes pour comprendre le siècle1, Céline occupa uno spazio preminente nel panorama delle migliori penne del XX secolo. “È Bloy meno Dio”, decreta Drieu, che lo pone nella “vena medievale, la più profonda, veggente”, delle lettere francesi. Un'idea sviluppata nella NRF del maggio 1941 quando, dando notizia de La bella rogna, Drieu inscrive Céline “in una grande tradizione francese”, quella del pensiero immediato, che prende spunto dalle umane vicende nei termini fisici del momento, al suo livello di maggior urgenza, a livello popolare”. Quindi, vi è questo passaggio diventato celebre tra i céliniani: “Nel Medio Evo sarebbe stato un domenicano, “cane del Signore”; nel XVI secolo, monaco della Lega. Vi era del religioso in Céline, nel senso ampio del termine: era legato alla totalità della cosa umana, benché non la veda che nell'immediatezza del secolo”. Drieu scopre in Céline ben più che un temperamento nichilista. Comprende che il medico dà una diagnosi spietata sulla società solo per pervenire meglio a guarirla dai mali che la opprimono; e che malgrado l'onnipresenza della morte nel suo universo, è in fondo la vita che intende servire, con l'esaltazione della danza, del canto, d'una poesia dell'anima inaudita sino ad allora nella letteratura francese.

1 Appunti per comprendere il secolo, saggio di Drieu la Rochelle del 1941.

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