sabato 28 settembre 2013

Il Medico di Meudon


















Ricordo di Céline del Dr. R. B.

Fu a Meudon che feci la conoscenza del Dottor Destouches, qualche anno prima della sua morte. Dopo un periodo piuttosto lungo di osservazione, stabilimmo un primo contatto sul piano medico, e quindi, in conversazioni sempre più amichevoli, prese l’abitudine di parlare liberamente dei temi che lo interessavano. Se sembrava avere il fisico piegato dalla malattia, egli era assolutamente normale dal punto di vista intellettuale, sempre molto vivace, curioso, spiritoso, talvolta beffardo e talmente erudito!

Amava la medicina, amava parlarne (riceveva infatti la stampa medica, che leggeva con grande attenzione, rimproverandone talvolta l’evadere dai problemi della pratica corrente). Un giorno, sembrava che la resistenza del cuore degli sportivi fosse per lui oggetto di particolare interesse. Pensava probabilmente a quello di sua moglie, la danzatrice Lucette Almansor. Un’altra volta discuteva del cancro, etc. S’interessava tanto più ai rimedi medici se la sofferenza o la malattia colpiva uno dei suoi amici; si documentava sui più recenti metodi diagnostici e di terapia con una curiosità sempre vigile. All’opposto, il suo estremo pudore gli impediva qualunque riferimento alle sue stesse sofferenze. Talvolta rimpiangeva, visto il suo stato fisico, di non poter esercitare l’arte medica se non raramente; gli esami, l’interpretare le lastre delle radiografie, fare consulti per certe malattie, assistere alle vaccinazioni era per lui una fonte di gioia.

Affrontava i problemi più disparati; la guerra d’Algeria: un avvenimento minore, al confronto dei problemi est-ovest, e soprattutto del problema della Cina, la bomba atomica, che aveva ucciso la guerra, le “Vacanze!”: una vera e propria malattia ciclica, e con ricadute, che ha un decorso lungo tutto l’anno, con diversi periodi (incubazione, invasione, malattia, convalescenza), dalla durata di un trimestre. Letteratura: la sua stima per Jean Cocteau, poeta e creatore. Il suo ultimo manoscritto, Rigodon: tentava di spiegare l’insieme del lavoro, della fatica e spesso della difficoltà di trovare la parola giusta o il collegamento a un brano che si svolgeva in una apocalittica Amburgo. Era un uomo buono, molto semplice, con uno sguardo blu limpido, dolce e molto puro. Era contro l’ingiustizia, da qualunque parte essa proveniva; non era religioso, ma mistico, e voleva la punizione dei malvagi. Amava l’uomo, l’essere umano…

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Nella foto, Céline medico militarizzato e Lucette nel 1940.
Da L'Herne - Céline, traduz. Andrea Lombardi