sabato 12 febbraio 2011

Céline. Letteratura politica e antisemitismo, di Francesco Germinario



Un lavoro molto documentato (principalmente basato su due convegni su Céline e sugli intellettuali e l'antisemitismo), che avrebbe potuto essere ancor più interessante se l'autore non avesse interpretato ogni singola fonte (annotata in maniera professionalmente scientifica, certamente senza "sciatteria filologica", di questo ne diamo atto) in maniera da piegarla, più o meno agevolmente, alle sue conclusioni preconcette.

In effetti pensare di capire Céline con la semplice, banale metodologia "scientifica" (con molte virgolette) di un pò di note sparse a piene mani, è abbastanza puerile.Buono per farci per l'appunto un paio di convegni nei quali pavoneggiarsi, e poco di più.

Venendo invece alla scorrettezza di Germinario nel piegare le fonti alle sua tesi (e una delle sue tesi è quella di sottolineare l'importanza capitale dei pamphlet di Céline nella costruzione dell'antisemitismo in Europa), due passi al volo: Germinario scrive come Bagatelle sia stato ritenuto così importante dai nazisti da essere stato rapidamente tradotto: peccato che in realtà proprio i nazisti degli uffici preposti alle questioni razziali ritenessero che gli scritti di Céline non fossero adatti alla propaganda, e l'edizione tedesca fu quindi pesantemente sforbiciata.

Poi Germinario, dopo aver notato, sulla importante base di ben due saggi due, come "l'ideologia della Collaboration è molto povera", scrive che La bella rogna è un "completo programma di strategia politica" (!!!) e che è ("probabilmente") uno dei libri più intrisi di virulento antisemitismo mai pubblicati in Europa in quegli anni (!)... vista l'infinita pubblicistica antisemita in olandese, rumeno, ungherese, etc. scritta negli anni '30 e '40 (spesso scritta come l'opera di Germinario "scientificamente") mi sembra un'affermazione azzardata.

Una vera acrobazia, che denota una caduta professionale notevole, Germinario la fa quando cita un breve saggio de l'Herne sulle fonti antisemite usate da Céline in Bagatelle: Germinario scrive che proprio le molte citazioni di diversi autori antisemiti "proverebbero" la grande attenzione di Céline al turpe argomento, evidentemente studiato a fondo su libri e saggi... ma in realtà proprio il saggio edito nell'Herne - e Germinario dovrebbe saperlo, se avesse letto questo saggio da lui citato - spiega che quei riferimenti a "fatti e dati" che Céline sparge nel testo sono quasi tutti presi da due brevi depliant di propaganda antisemita.

Il libro di Germinario è tipico di un certo milieu intellettuale, paludato da centinaia di note, interpretazione e esegesi delle fonti, "scientificità", etc.... come se questo -e non anche e soprattutto l'onestà intellettuale- bastasse a fare un buon libro.

Andrea Lombardi


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Céline. Letteratura politica e antisemitismo
Francesco Germinario


Lo scrittore che irrompe di prepotenza nella letteratura del Novecento e il rabbioso pubblicista politico, relegato alla damnatio memoriae, a causa del suo antisemitismo e della scelta collaborazionista. È certamente difficile un confronto con la terribile vicenda dell’antisemitismo novecentesco senza incrociare il nome di Céline. Del resto, ancora un quarantennio dopo la sua morte, quello dello scrittore francese è uno dei nomi più ricorrenti nella cultura politica del radicalismo di destra europeo. Le ristampe delle sue opere sono ininterrotte; e se negli ambienti del radicalismo di destra europeo si preferisce ovviamente rieditare i suoi scritti antisemiti – nulla più che un ingenuo quanto grossolano tentativo di sottolineare come la tradizione dell’antisemitismo europeo possa vantare figure tutt’altro che secondarie sul piano intellettuale, il settore dell’editoria di alta cultura concentra la propria attenzione sui suoi romanzi, quasi a volere confermare l’esistenza di figure diverse di Céline: lo scrittore che irrompe di prepotenza nella letteratura del Novecento, sovvertendone i canoni, tanto che, anche a distanza di decenni dalla sua morte, non si vede scemare l’attenzione verso i suoi romanzi, e il rabbioso pubblicista politico, relegato alla damnatio memoriae, a causa del suo antisemitismo e della scelta collaborazionista (1940-1944).


Francesco Germinario svolge attività di ricerca presso la Fondazione Luigi Micheletti di Brescia. Tra i suoi ultimi saggi, Estranei alla democrazia. Negazionismo e antisemitismo nella destra radicale italiana ( 2001) e Da Salò al governo. Immaginario e cultura politica della destra italiana (2004). Ha pubblicato presso i nostri tipi Costruire la razza nemica.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

conclusioni preconcette! Andrea, nulla di nuovo

Meridiano

lazard ha detto...

Il libro in questione è corrotto già per il titolo. Letteratura politica. mah! passi l'antisemitismo, ma spararlo in copertina...
direi di reimpostare il titolo così:
Céline. Scusi, non sum dignus.
SUl contenuto, da te postato, ci metterei una pietra sopra e ciccia.
Un bel libro

johnny doe ha detto...

Non ho letto questo libro,sarà pur ben documentato,ma da questo banalissimo e riassuntivo incipit non c'è proprio da sperare.

Il titolo del libro poi è grottesco.Speriamo di assistere almeno quest'anno a qualche idea critica diversa e innovativa dalla solita solfa.

guignol ha detto...

può essere che mettere la parola antisemitismo nel titolo attiri più gente che non solo il nome del Nostro?
dopotutto è un argomento che "tira" sempre, con quello che spendono gli ebrei per sovvenzionare le loro "memorie"...
speriamo davvero che qualcun altro vada oltre e ci dia da leggere qualcosa di nuovo, sarebbe anche ora, che sfruttino l'occasione del 50°, che poi dal 2012 sarà tutto dimenticato...

Andrea Lombardi ha detto...

In effetti pensare di capire Céline con la semplice, banale metodologia "scientifica" (con molte virgolette) di un pò di note sparse a piene mani, è abbastanza puerile.

Buono per farci per l'appunto un paio di convegni nei quali pavoneggiarsi, e poco di più.

Venendo invece alla scorrettezza di Germinario nel piegare le fonti alle sua tesi (e una delle sue tesi è quella di sottolineare l'importanza capitale dei pamphlet di Céline nella costruzione dell'antisemitismo in Europa), due passi al volo:

Germinario scrive come Bagatelle sia stato ritenuto così importante dai nazisti da essere stato rapidamente tradotto: peccato che in realtà proprio i nazisti degli uffici preposti alle questioni razziali ritenessero che gli scritti di Céline non fossero adatti alla propaganda, e l'edizione tedesca fu quindi pesantemente sforbiciata.

Poi Germinario, dopo aver notato, sulla importante base di ben due saggi due, come "l'ideologia della Collaboration è molto povera", scrive che La bella rogna è un "completo programma di strategia politica" (!!!) e che è ("probabilmente") uno dei libri più intrisi di virulento antisemitismo mai pubblicati in Europa in quegli anni (!)... vista l'infinita pubblicistica antisemita in olandese, rumeno, ungherese, etc. scritta negli anni '30 e '40 (spesso scritta come l'opera di Germinario "scientificamente") mi sembra un'affermazione azzardata.

Una vera acrobazia, che denota una caduta professionale notevole, Germinario la fa quando cita un breve saggio de l'Herne sulle fonti antisemite usate da Céline in Bagatelle: Germinario scrive che proprio le molte citazioni di diversi autori antisemiti "proverebbero" la grande attenzione di Céline al turpe argomento, evidentemente studiato a fondo su libri e saggi... ma in realtà proprio il saggio edito nell'Herne - e Germinario dovrebbe saperlo, se avesse letto questo saggio da lui citato - spiega che quei riferimenti a "fatti e dati" che Céline sparge nel testo sono quasi tutti presi da una singola opera, se non ricordo male poco più che un breve depliant di propaganda antisemita.

Quindi direi che non è questione di "ebrei", etc., ma proprio di libri tipici di un certo milieu intellettuale, tutti paludati da fonti, centinaia di note, interpretazione e esegesi delle fonti, "scientificità", etc.... come se questo -e non l'onestà intellettuale- bastasse a fare un buon libro.

Andrea Lombardi

13 febbraio 2011 10:57